Due bocche : una di metallo sopra quella vera. Dai
bottoni non filtra luce ma la sua lama colpisce sempre. Philip K. Deker e la
sua maschera spargono sangue a non finire. Il teatro degli orrori? Ovunque, nella
città e nel cimitero di Midian. Vittime di ogni tipo nelle 2 h e 25 m del film
“Nightbreed” di Clive Barker (1990), distribuito in Italia con il titolo
“Cabal”.
L’opera riguarda la figura di Boone, un uomo
affascinato da un mondo di mostri visto nei suoi incubi, che scopre della sua
esistenza nella realtà e diviene parte di questo, andando incontro ad una
guerra tra il suo nuovo popolo e gli umani che lo minacciano. Dr. Deker è
nemico di Boone. Egli è uno psichiatra e un assassino. La maschera che indossa
è inquietante, ma non quanto chi sta sotto.
The
Buttonface : la maschera

Questa è un rivestimento in lattice della testa e
del collo. Della faccia ricalca solo i tratti essenziali della forma e del
naso. Il risultato è un lavoro chirurgico: bottoni che sostituiscono occhi,
pressati nella zona oculare ; bocca spostata con le labbra di ferro della zip ;
cuciture da Frankenstein ; pelle tirata verso il naso e gli occhi. Al posto
degli occhi vi sono due bottoni neri con una croce bianca posti in modo tale
che le linee delle croci si tocchino in diagonale. Le narici sono due linee
curve, allungate, fatte di cucitura, e puntano verso l’esterno della faccia.
Dove si fermano queste, sotto, abbiamo la bocca, una cerniera che va oltre il
confine facciale. Narici e bocca rompono la simmetria del viso. Sembra quasi
che da un punto in basso della testa qualcosa stia risucchiando le parti del
viso, deformandolo. Si trovano altre cuciture : tre sopra la testa; una alla fine della bocca, fuori dalla faccia,
che prosegue dritta all'indietro; una che nasce da questa, vicino alla bocca, e
attraversa il collo in obliquo; una sulla mandibola a sinistra. Sulla superficie sono sparse delle piccole
rientranze.
La
maschera e gli omicidi
Il nostro uomo è un assassino che stermina famiglie.
Fa la sua comparsa all’inizio del film, in cui si macchia l’animo di uno dei
tanti delitti, una delle altre famiglie cadute ai suoi piedi. I nuclei familiari
sono stati oggetto del suo massacro, ma egli uccide anche i mostri e chiunque interferisca
con suoi piani. Boone è tra questi.
Le armi possedute da Deker sono diverse. Una delle
scene mostra la quantità e la varietà degli strumenti del carnefice. All’inizio
abbiamo il dettaglio di un giornale, lasciato cadere da Deker, che riporta in
prima pagina il furto della salma di Boone (egli è morto da umano e rinasce da
mostro). L’uomo poi riproduce una registrazione con le parole di Boone, si
siede e ascolta. Al terzo stacco, un’inquadratura ordinata per la simmetria del
fondo della stanza e la prospettiva degli elementi, tra cui il tavolo (alla cui
fine sta il dottore), include l’equipaggiamento che prima la macchina da presa
nascondeva. L’inimmaginabile. O forse no da una persona così enigmatica che
scopre piano piano ogni aspetto di sé, uno più terribile dell’altro. Sul
tavolo: 17 armi tra spade e coltelli, delle lame ricurve, uncinate, dentellate.
Quelle che maneggia nel film sono soltanto due: un machete e un coltello a
serramanico.
Chi
è Philip Deker?
Il nostro personaggio due-facce è un killer ma anche
uno psichiatra. Le due figure riunite in una sembrano scontrarsi, sembra
esserci una logica controversa. Ma a Deker non interessa fare il medico se non
per celare il suo profilo di assassino. Inoltre una persona dedita all’omicidio
di infanti e più grandi (6 famiglie in 11 mesi), disturbata e incosciente,
fredda e disumana, non potrebbe mai curare la mente degli altri. La terapia dei
sogni con Boone è l’occasione per incastrare un innocente negli omicidi
compiuti : egli raccoglie i dati sui sogni del paziente, popolati da mostri,
tra i quali vi è Boone, un altro mostro che uccide. Questa è la testimonianza
di un uomo senza peccato, turbato da tanti incubi orribili, ma il dottore usa
le sue parole per tracciare alla polizia il ritratto di un uomo instabile che
possa essere coinvolto negli atti efferati. Deker è uno specialista che segue
in sedute psichiatriche Boone. Chi altri meglio di lui può conoscere la mente
del paziente? I dati vanno contro Boone, e lo associano ad un killer. Tutti ci
credono. Anche la sua ragazza, Lori. Il dottore è abile nell’argomentare e
persuadere, ed è freddo, non si scompone. L’apparenza delle cose prende il
sopravvento sulla verità, che solo l’innocente conosce.
"Sono la morte. Pura e semplice." Il perché uccide è un elemento x del processo di focalizzazione esterna del film. Questa è una funzione per
cui il flusso delle informazioni del personaggio (pensieri, emozioni,
sensazioni, e altro) sono sconosciuti, poiché il narratore non ce li mostra. Il personaggio sa
di più rispetto allo spettatore e non si rivela apertamente. Il regime di informazioni cambia nel
momento in cui noi sappiamo quanto un personaggio, o più, attraverso immagini e
parole. E proprio quando Deker tiene legato alla sedia con una corda il proprietario
di una stazione di sevizio, per interrogarlo sui mostri di Midian, egli incomincia a
parlare e a rendere più chiara la sua figura. “Purifico il mondo
distruggendoli. E purifico me stesso.” Uccide chi per lui è inutile per la
società. Seleziona famiglie di incapaci che producono altra inettitudine e le
stermina. Lo stesso fa con i mostri : non tollera il diverso, per forma e
capacità (anche sovraumane), e vuole conformare il mondo eliminando le
irregolarità e le stranezze.
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